REMO BRINDISI
Un artista di successo, un attento collezionista, docente e amico di artisti.
REMO BRINDISI
Ha studiato a Penne (PE), L'Aquila e Roma, frequentando poi la Scuola d'Arte di Urbino. Ha svolto la sua attività a Firenze e Venezia per poi trasferirsi a Milano.
Nel 1940 la sua prima mostra personale a Firenze con presentazione del catalogo scritta da Eugenio Montale. Seguono mostre a Parigi, Nizza, Milano, Venezia, Roma, Il Cairo, San Paolo del Brasile...
Brindisi, l'artista
Nato a Roma nel 1918 da famiglia abruzzese, figlio di Fedele ( sculture, ebanista ed insegnante), Remo Brindisi è uno dei maestri della pittura italiana del secondo Novecento. Viene accostato dalla critica al movimento espressionista europeo ed alla Nuova Figurazione internazionale.
La sua poetica si è espressa sui temi del mondo contadino e pastorale, luogo di una perduta coesione sociale, e sulla dimensione urbana nel mondo occidentale, disumanizzante ma anche potenziale terreno per lo sviluppo di una nuova libertà civica. L’esperienza della guerra e delle dittature del Novecento ha segnato la sua sensibilità, acuita dal suo interesse per l’Esistenzialismo francese.
Lo stile della sua pittura è caratterizzato dalle influenze del post cubismo picassiano e poi dell’espressionismo astratto, dell’Informale, del gruppo CoBrA. Brindisi è stato un grafico di notevole valore e si è misurato anche con produzioni in ceramica, bronzo, vetro di Murano.
Ho pensato ai miei bisogni personali e culturali, badando, si, al mio tempo che vivevo e a come questo tempo si svolgeva però non mi sono dimenticato, non mi sono eliminato... ho pensato che questo tempo era anche il mio. Ho potuto allora sviluppare la mia pittura. El Greco è stato il mio “maestro morale”, poi sono arrivati i maestri “effettivi”, quelli del ‘900 italiano. Ai giovani artisti propongo la sensibilità verso il tempo storico che attraversano, andarci dietro, capirlo, concepirlo e assimilarlo.
Remo Brindisi
Da una intervista del 1996
Brindisi, il collezionista
“Ero stato favorito”, ricorda Brindisi, “dal vivere accanto a uomini straordinari, grandi amatori d’arte, che, con molta spesa e anche maggiore azzardo, divennero i pionieri in Italia del collezionismo contemporaneo. L’amicizia che esisteva tra me e questi professionisti mi consentì di vivere un po’ della loro avventura e di entrare in possesso di diverse opere di artisti che ritenevo interessanti. Certo i sacrifici non sono stati pochi […] più volte mi sono trovato indebitato e per risolvere i problemi finanziari ho dovuto rinunciare a molte cose”. (Remo Brindisi, 1978, archivio della Casa Museo Remo Brindisi).
Brindisi si è giovato della sua rete di relazioni con gallerie e mercanti e dei suoi contatti con molti artisti. Il suo obiettivo era di rappresentare, nel modo più esteso e vario, i movimenti artistici del suo tempo, specie quelli che gravitavano su Milano. Un progetto di largo respiro, senza steccati di tendenza e di gusto, che comprende movimenti artistici anche molto lontani dallo stile di Brindisi artista.
Brindisi, l'uomo
Brindisi a Milano, come a Comacchio, è stato impegnato politicamente. Cattolico, iscritto al partito della Democrazia cristiana, ha avuto rapporti di amicizia con ad Amintore Fanfani, ma anche con il comunista Mario Roffi, oltre che con esponenti politici comacchiesi tra cui Arnaldo Felletti.
“L’artista non deve essere avulso dalla vita sociale e politica che lo circonda […]. I problemi dell’artista, ch’egli deve dibattere nella libera società ch’egli forma con gli altri uomini, non sono solo problemi formali: gli interessi umani di Brindisi lo costringono al ripudio di un’arte solo formalista, ma non al rifiuto di trattare liberamente problemi d’arte e di pensiero” (Giorgio Kaisserlian, Polemiche sul realismo, Edizioni Cinque Lune, Roma, 1956).
Nel mondo dell’arte, è stato unito da amicizia, tra gli altri, con Giorgio Kaisserlian, Gianni Dova, Léon Gischia, Milena Milani.
Gli studi
Remo Brindisi, Biella, 1951
Nato a Roma il 25 aprile 1918, l’artista, di famiglia abruzzese, studia a Penne, in provincia di Pescara, alle scuole elementari e poi presso la Scuola d’arte Mario dei Fiori, in cui il padre Fedele insegna scultura in legno. Dopo una breve permanenza a L’Aquila, parte per Roma per frequentare i corsi del Centro Sperimentale di Scenografia, per i quali aveva vinto una borsa di studio, e le lezioni alla Scuola Libera di nudo dell’Accademia di Belle Arti. Nello stesso anno, grazie a un’altra borsa di studio, si stabilisce a Urbino ed entra nel corso quinquennale dell’Istituto Superiore d’Arte per l’illustrazione del Libro. Terminati gli studi, nel 1940, si trasferisce a Firenze dove allestisce la sua prima mostra personale presso la Galleria Santa Trinita, il cui catalogo viene presentato da Eugenio Montale. La pittura del giovane Brindisi risente del suo amore infantile per El Greco, ma anche dell'influsso della pittura di Mario Mafai, Corrado Cagli e del tonalismo della cosiddetta Scuola Romana.
Gli esordi veneziani e il trasferimento a Milano
Remo Brindisi, illutrazioni per l'opera Merope di Gabriele D'Annunzio, 1941, acquaforte
Remo Brindisi, Duomo di Orvieto/Miracolo di Bolsena, 1945, olio su tavola, cm 46x58
Remo Brindisi, Bozzetto per la Galleria Il Cavallino di Venezia, con ritratti di Milena Milano e Carlo Cardazzo
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo vede arruolato presso l'Istituto Geografico Militare. All'indomani dell'armistizio dell'8 settembre 1943 abbandona la divisa, ma in seguito viene fermato dai militari tedeschi e inquadrato nei reparti di lavoro coatto dell'organizzazione Todt.
Trasferito a Dobbiaco, con il compagno Marcello Mastroianni, anche lui tecnico topografo, falsifica due lasciapassare tedeschi. I due riescono a fuggire e si rifugiano in clandestinità a Venezia fino al giorno della Liberazione.
Dopo la guerra, a Venezia, viene messo sotto contratto dal grande gallerista, collezionista e scopritore di talenti Carlo Caldazzo, presso la leggendaria Galleria “Il Cavallino”. Frequenta personaggi come il poeta Diego Valeri, lo scultore Marcello Mascherini, i pittori Filippo De Pisis e Virgilio Guidi e la scrittrice e pittrice Milena Milani.
Brindisi risente di quell'ondata di rinnovamento che si connota con le diverse declinazioni del post e neo cubismo. Essa coinvolge molti artisti, tra cui Renato Guttuso e Giuseppe Santomaso, che sentono l'esigenza di un aggiornamento di respiro europeo e di lasciarsi alle spalle la soffocante autarchia imposta dal fascismo.
Nel 1947 Carlo Caldazzo apre la Galleria Il Naviglio a Milano, dove Brindisi decide di trasferire la propria residenza in via definitiva. Le opere del pittore cominciano ad entrare in importanti collezioni private.
Partecipa nel 1948 alla XXIV Biennale d'Arte di Venezia e ancora nel 1952, con una sala personale.
Aderisce al fugace Gruppo Linea, con Gianni Dova, Ibrahim Kodra, Salvatore Quasimodo, Gino Meloni, Beniamino Joppolo, Giovanni Paganin, Antonio Tullier e poi si accosta a movimento del Realismo.
Inizia a frequentare assiduamente Parigi dove conosce Jean Paul Sartre, Léon Gischia, Hans Hartung e visita l'atelier di Picasso.
È del 1955 la sua mostra antologica organizzata dal Comune di Milano al Padiglione d'Arte Contemporanea, catalogo con testi di Enzo Fabiani e Giorgio Kaisserlian.
Nel 1956, anche a seguito dell'invasione russa dell'Ungheria, si allontana definitivamente dal realismo di orientamento socialista.
Gli anni Sessanta
Remo Brindisi, Camere a gas, Ciclo sulla Storia del Fascismo, tempera su carta intelata, cm 170x200
Remo Brindisi, I fucilati di Verona, Ciclo sulla Storia del Fascismo, tempera su carta intelata, cm 170x200
Nello scorcio degli anni '50 avviene nell'arte di Brindisi una svolta fondamentale verso la “Nuova figurazione” e si apre un nuovo rapporto di collaborazione con il gallerista Enzo Pagani e la Galleria Il Grattacielo di Milano. Sono del 1956-58 i grandi cicli pittorici della Via Crucis, dell'Abbattimento del mito di Stalin, della Storia del fascismo. Con queste opere la sua pittura figurativa, concentrata sulla storia e l'attualità, raccoglie gli stimoli offerti dall’espressionismo astratto americano e dall'informale europeo.
La fama di Remo Brindisi ha già varcato i confini nazionali con mostre a Vienna, Salisburgo, Zurigo, Locarno, Praga, Dresda, ecc.. A New York presenta una sua prima mostra nel 1961, alla quale seguiranno altre a Boston e Washington. Gli Stati Uniti sono un altro luogo che impressiona fortemente l'artista per la sua meditazione sull'”Uomo nuovo” aggressivo e indifferente nell'ambito della “superciviltà disumanante della macchina”. Ha contatti con Willem De Kooning, Vincent Cavallaro, Angelo Savelli, la gallerista e collezionista Martha Jackson.
Nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna dell'Aquila gli viene dedicata un'esposizione permanente.
I temi relativi ai drammatici totalitarismi del Novecento, delle vittime di ogni forma di violenza politica, dell'anelito verso la libertà dominano la sua produzione. Fino all'assassinio del compagno di partito Aldo Moro, a cui dedicherà un ciclo di opere.
Così impregnata di dolore, la pittura di Brindisi ha col passare degli anni trasposto il tonalismo di un tempo in dissonanze cromatiche, non di rado orchestrate sui toni freddi e acidi, nei quali certo riaggallavano quelli introiettati nel periodo delle sue contemplazioni adolescenziali dell'amato El Greco, da cui provengono certi esasperati allungamenti delle dita e dei corpi, riverberatisi in pennellate in molti casi stridenti e ribollenti fino a divenire spinose. Si comprenderà, pertanto, come in tale parossistico ingorgo espressivo, anche le sembianze potessero approdare ad accenti grotteschi, specialmente nel ciclo delle opere antifasciste, nelle quali la memoria autobiografica e quella storia finirono per amalgamarsi in un inscindibile impasto di umori, ricordi, dolori e furori.
Giorgio Di Genova
In "Remo Brindisi", Pescara, 1998
Gli anni Settanta
Remo Brindisi al Salon d'Automne di Parigi nel 1973
Remo Brindisi intervistato da Franco Farina, 1978
Remo Brindisi, Volti/Incontro, olio su tavola, cm 28x35
Sono decenni di intensa attività espositiva: tra il 1973 e il 1983, realizza circa cento mostre personali. Da ricordare la partecipazione al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1972, al Salon d'Automne di Parigi nel 1973, al Petit Palais di Ginevra nel 1975.
La mostra a Palazzo dei Diamanti del 1978 è organizzata da Franco Farina, che rimarrà legato negli anni all'artista e alla sua Casa Museo. Il Salon d'Automne di Parigi segna la sua lunga amicizia con il pittore francese, naturalizzato italiano, Philippe Artias.
Nel 1972, viene nominato Presidente della Triennale di Milano e Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. La XIV Triennale è la prima dopo quella del 1968 che era stata occupata, era divenuta teatro di una stimolante serie di attività auto gestite, ma aveva lasciato anche molti danni nel Palazzo.
In occasione della XV Triennale l'edificio è sottoposto ad un restauro che vede anche l'intervento dell'architetto Nanda Vigo nella progettazione dell'atrio. Di quella edizione sono rimaste opere di arte pubblica nel Parco Sempione: la Piscina dei Bagni Misteriosi di Giogio De Chirico, il progetto del Teatro Continuo di Alberto Burri, il Chiosco di Carlo Amelio Roccamonte. Vengono inoltre gettati i primi semi per la realizzazione del Museo del Design Italiano.
L'esperienza di quella Triennale, con il suo spirito innovativo teso alla democratizzazione dell'arte, ha un profondo riflesso nella realizzazione della Casa Museo di Remo Brindisi al Lido di Spina che viene inaugurata in quello stesso 1973 con il nome di Museo Alternativo Remo Brindisi.
Di questi anni sono da ricordare anche il dipinto di 20 metri commissionatogli dalla RAI per la celebrazione del Giorno della pace davanti alla Basilica Superiore di Assisi e la grande scenografia realizzata per l'Aida all'Arena di Verona nel 1974.
Ho pensato ai miei bisogni personali e culturali, badando, si, al mio tempo che vivevo e a come questo tempo si svolgeva però non mi sono dimenticato, non mi sono eliminato... ho pensato che questo tempo era anche il mio. Ho potuto allora sviluppare la mia pittura. El Greco è stato il mio “maestro morale”, poi sono arrivati i maestri “effettivi”, quelli del ‘900 italiano. Ai giovani artisti propongo la sensibilità verso il tempo storico che attraversano, andarci dietro, capirlo, concepirlo e assimilarlo.
Remo Brindisi
Da una intervista del 1996
Gli anni Ottanta e Novanta
Remo Brindisi, Volti/Incontro, olio su tavola, cm 28x35
Remo Brindisi, serigrafia
Mentre prosegue intensa l'attività espositiva, Remo Brindisi apre maggiormente ad altri linguaggi artistici.
Realizza la scenografia per il “Canto General” tratto dall’opera di Neruda e musicato da Mikis Theodorakis e “Omaggio a Garcia Lorca” del Teatro Civico di Sassari e di Ravenna nel 1985.
Realizza inoltre le serie di sculture in bronzo, ceramica e vetro.
Brindisi ha avuto una ricchissima produzione grafica, dalle acqueforti giovanili alle serigrafie e litografie tarde, raccolte in cartelle tematiche con testi di Giorgio Kaisserlian, Franco Solmi, Eugenio Montale, André Verdet, Alberico Sala, Roberto Sanesi, Vittoria Palazzo.
Nella parte finale della sua vita l'impeto della sua pittura si placa e i temi si rasserenano, riprendendo anche affettuosi soggetti antichi, come i pastori di Abruzzo, le Maternità e le terse Venezie, o raffigurazioni legate alla figura di Cristo.
Alternando l'attività milanese ai lunghi periodi di permanenza estiva nella Casa Museo, a Comacchio collabora alla realizzazione del Museo Mariano d'Arte Sacra e alla rievocazione storica della Regata delle Donne del 1598.
Il Museo Alternativo si struttura come vera e propria istituzione culturale sempre più riconosciuta dal pubblico, capace anche di produrre eventi culturali di ottimo livello. Per la sua meritoria attività, Comacchio gli ha conferito la cittadinanza onoraria. E' stato insignito anche della medaglia d'oro per meriti culturali dal Ministero per la pubblica istruzione.
Remo Brindisi muore nella sua Casa Museo del Lido di Spina il 25 luglio 1996.
Essendo rimasto incompiuto il sogno di creare una fondazione per la sua Casa Museo, la volontà di Brindisi di rendere pubblica a tutti gli effetti la sua creazione si concretizza con il lascito testamentario al Comune di Comacchio. Gli anni seguenti alla sua morte vedono un difficile periodo in cui si lavora sul piano procedurale per rendere effettiva la volontà testamentaria di Brindisi. Un processo condotto con determinazione, con il consenso della famiglia del pittore, soprattutto da Giglio Zarattini, grande amico di Brindisi e all'epoca assessore comunale. In questi anni si verifica anche un drammatico furto di opere della villa, poi fortunatamente recuperate grazie al lavoro dei Carabinieri e in particolare del Nucleo Tutela Beni culturali.
La villa viene riaperta nel 2004, come museo civico, dopo un lungo lavoro di riordino del patrimonio e di restauro della villa, effettuato con la consulenza della stessa Nanda Vigo.
“Ho conosciuto Brindisi nel 1970 – avevo undici anni – mentre inaugurava, alla presenza del Ministro Ripamonti, questa Sua idea di Casa-Museo al Lido di Spina. Da quel giorno conobbi il suo chiodo fisso: dare vita all’omonima Fondazione, con successivi ripensamenti, amarezze, incertezze (o quel che è peggio che il suo tentativo di donazione fosse frainteso, strumentalizzato e non condiviso o capito), alternandoli con momenti di slancio, nel segno della concretizzazione dell’idea di Museo Alternativo quale impegno di ogni forma d’arte e della loro integrazione. Oggi il Comune di Comacchio dopo diversi tentativi, è erede testamentario, grazie a Remo Brindisi e alla famiglia”.
Giglio Zarattini in “Remo Brindisi”, Pescara, Fondazione Segno, 1998